La rinascita di Palazzo Albergati nel docufilm di Faenza e Rossi

Dopo essere stato selezionato e proiettato nei diversi festival di mezza Europa, approda domenica sera sul grande schermo allestito al podere San Giovannino, ovvero nella corte agricola di via Masini al confine con il giardino di Palazzo Albergati di Zola, il documentario ‘La Grande Signora’. Un racconto autobiografico di 62 minuti che, con la regia di Valentina Faenza e Manuel Rossi, fa rivivere i quarant’anni di attività economica, culturale, imprenditoriale che dal 1979 ha accompagnato la rinascita della villa-palazzo che sorge nel cuore della campagna zolese. Un evento a ingresso gratuito che, alle 21, prevede la proiezione di questo docufilm che racconta l’impegno, il lavoro, i risultati raggiunti dalla società guidata da Rino Filippini ed Egle Conti che rilevò il palazzo dalla famiglia Theodoli e coi proventi delle attività di ospitalità ha finanziato il restauro e garantito la fruizione pubblica di questo monumento nazionale. Una vicenda filtrata dall’esperienza della regista, Valentina Faenza, e dal lavoro della società di catering ed eventi (la Tavola della Signoria) che fino al 2019 ne ha gestito i servizi.
“Tutto inizia quando Rino (l’architetto Gennaro Filippini), mia madre, mio padre e tutti i soci nel 1979 decisero di comprare l’Albergati ’per risvegliare la Grande Signora’, ne hanno liberato l’anima facendola tornare a respirare, a muoversi, a danzare e facendola rinascere, trasformandola in un luogo di incontri, di eventi, di cultura e riaprendola al pubblico dopo decenni di chiusura”, racconta la regista che ha ambientato le interviste, i ricordi, le riflessioni ad alta voce, negli spazi barocchi della più importante architettura civile del Seicento emiliano.
Atmosfere ed ambienti che accolsero Goldoni, Mozart e Napoleone e, più recentemente, re Juan Carlos, Rostropovich, Pavarotti, e migliaia di ospiti dei ricevimenti per celebrazioni, matrimoni, feste o convention di aziende e istituzioni. Sale e stanze entrate nei film di Pupi Avati, Fausto Dall’Olio e Cinzia Th Torrini filtrate attraverso voce e immagini di chi le ha abitate.
“Questo documentario è stata la mia maniera di salutare il Palazzo e di accompagnare soprattutto mia madre e mio fratello, ma anche tutte le persone che hanno lavorato con loro in questo periodo, ritraendoli nella quotidianità lavorativa e chiedendo a ognuno di loro di raccontare le loro emozioni durante questo ultimo anno e il loro legame con questo luogo”, conclude la regista. Dalle 19 sarà attivo un punto di ristoro.
Gabriele Mignardi