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Bologna nella Guida Michelin 2026: quali sono i ristoranti e le motivazioni

Bologna, 19 novembre 2025 – Bologna si tiene ben strette le sue stelle, ma non ci sono nuovi ingressi all’orizzonte. Sono in tutto 4, e se si aggiunge Imola si arriva a sei, perché qui c’è uno dei duestellati d’Italia. E c’è anche Ahimè che si tiene la stella verde della sostenibilità, conquistata tra i primi nel 2023. A suo modo, anche quello delle stelle stabili è un primato, perché ogni anno la Guida Michelin testa tutti i ristoranti per decretarne dei nuovi, certamente, ma anche per confermare che la cura, la bontà dei piatti, la professionalità dei ristoratori e degli chef si mantiene intatta nei secoli dei secoli.

Emilia Romagna: i ristoranti Michelin 2026, con 3 nuove stelle / I ristoranti stellati nelle Marche

Casa Mazzucchelli, via Porrettana 291, Sasso Marconi

Ai fornelli Aurora Mazzucchelli, una chef perseverante oltremòdo. Ai vini Massimo Mazzucchelli, re dei sentori, e in sala Mascia Mazzucchelli, attenzione e cura. Un trio inossidabile per il ristorante della famiglia Mazzucchelli che in post pandemia lasciò la stella del Marconi per recuperarla due anni fa con la rinascita attraverso un’idea tutta nuova che anticipava anche vari trend, tra tutti la panificazione stellare.

Perché se la bravura ce l’hai e non è solo talento ma anche perseveranza, i riconoscimenti ritornano. Cosa dice la guida: “C’è un momento della giornata in cui varcando la soglia si coglie appieno uno degli elementi nuovi e identitari di questa tavola: la panificazione. Il profumo fragrante del pane sfornato è inebriante e nel menù sono presenti diversi ingredienti cucinati a forno spento, come la pancia di cinghiale con babà al vino rosso e maionese alla salvia. Ma squisiti sono anche i gelati, mantecati al momento. A fianco del locale, si trova Mollica: un easy concept per piatti più semplici, ma soprattutto dove assaggiare e acquistare i vari lievitati di produzione propria”.

Trattoria da Amerigo, via Marconi 16, Savigno

Stella Michelin dal 1998, Amerigo, è sempre riuscito a conservare lo spirito e lo stile di una trattoria di campagna, punto di partenza e essenza delle proprie radici culturali e gastronomiche. La guida Alberto Bettini che ha vissuto la sua infanzia e adolescenza nella trattoria creata dal nonno Amerigo con la moglie Agnese nel 1934.

La gestisce direttamente dal 1988 affiancato dalla compagna Marina. Cosa dice la guida: “Sui primi colli alle spalle di Bologna, Amerigo esalta l’idea della trattoria all’italiana, portandoci in un viaggio nostalgico nel passato della regione e non solo. A pochi metri dalla piazza del paese, l’ingresso si apre sulla dispensa, dove è possibile acquistare vini, sughi e altre leccornie. Da qui si passa alla sala di servizio, a cui se ne aggiungono altre due al primo piano, tra cui quella che fu la prima sala Tv del paese, ora ornata da cimeli d’epoca. ll menu di Alberto Bettini cambia, sebbene non radicalmente, con le stagioni, riflettendo sempre il territorio emiliano e appenninico. Si può trovare la lasagna al ragù bianco con tartufo nero locale oppure con i funghi di stagione, le caramelle di zucca con ragù di selvaggina (eccellenti) oppure – per le giornate più fredde – i tortellini in brodo di gallina vecchia. In accompagnamento anche un ottimo pane da lievito madre e le tigelle, immancabili in queste zone, servite in accompagnamento ad alcuni piatti, tra cui il prosciutto di Mora Romagnola 56 mesi”.

I Portici, via Indipendenza 69, Bologna

Una cucina di grande creatività e attenta alle materie prime di qualità, con uno sguardo innovativo sulla cucina tradizionale. All’interno del Teatro Eden, antico café-chantant del 1899 riportato agli antichi splendori grazie al recupero degli affreschi in stile Liberty, il Ristorante i Portici (parte dell’hotel che porta lo stesso nome) è una location unica per una grande esperienza gastronomica. A pranzo, solo il venerdì e il sabato, si mangia nell’affascinante Ex Ghiacciaia, sempre con l’esperienza culinaria creata dallo chef Nicola Annunziata e la sua brigata.

Cosa dice la guida: “La coreografica sala è stata ricavata in quello che era un antico café-chantant di fine Ottocento, il Teatro Eden. Sotto a un soffitto affrescato con belle opere Liberty, la cucina – affidata al giovane e capace Nicola Annunziata – si ispira al Mediterraneo con ingredienti calibrati con raffinatezza ed equilibrio. Il suo percorso è declinato in tre possibili formule di degustazione di 9 portate (La Luce), 7 (La Spudorata) e 5 (L’Ora Precisa), con possibile wine pairing affidato alla competenza del sommelier. Se desiderate un ambiente più appartato e romantico, prenotate invece un tavolo nella ghiacciaia del XIV secolo, con pavimento in vetro sopra la fornitissima cantina”.

Iacobucci, via Ronco 1, villa Zarri, Castel Maggiore

Una cucina d’autore che si assapora in ogni forma e in tutti sensi, capace di regalare un viaggio gustativo straordinario. Un sapiente mix di tradizione, creatività, cultura e innovazione che abbraccia elementi come la sostenibilità e l’alta qualità. Elementi chiave della cucina di Agostino Iacobucci, filiera corta e stagionalità, permettono di utilizzare ingredienti freschi e di prima scelta. La location: antica dimora cinquecentesca, la Villa è immersa in un parco secolare. Nel Settecento, fu completamente ristrutturata dalla nobile famiglia bolognese Angelelli che la trasformò in un salotto di classe frequentato da artisti e intellettuali.

Cosa dice la guida: “A Villa Zarri, storica dimora della famiglia che ha dato vita a uno dei brandy italiani più rinomati, il salone principale accoglie la cucina di Agostino Iacobucci. Questo chef campano ama creare un ponte culinario tra la sua terra natale e il territorio bolognese. Tra le sue proposte spicca un delizioso bottone di coniglio leprino alla genovese, una ricetta napoletana in stile stufato, accompagnato da una crema di scamorza e erbe aromatiche, il tutto impreziosito da scaglie di tartufo nero locale. La carta dei vini è eccellente, con una selezione di verticali che include etichette prestigiose come Sassicaia e Tignanello, con oltre dieci annate disponibili. La villa offre anche un comodo parcheggio e un incantevole giardino, perfetto per una passeggiata prima o dopo il pasto”.

San Domenico, via Sacchi 1, Imola (due stelle)

Qui siamo al cospetto della storia della ristorazione italiana e mondiale pure, dal 1970. Una cucina del territorio in continua evoluzione, con nuove tecniche al servizio della tradizione. Lo chef è Max Mascia, 39 anni, amatissimo nipote dei fratelli Marcattilii, entrato a far parte del ristorante a soli 14 anni. Cosa dice la guida: “se le cucine sono state rinnovate con le più moderne attrezzature e uno chef’s table -“Saletta 22” – permette di ammirare i cuochi all’opera, San Domenico rimane un ristorante dal fascino senza tempo, nella progressione dei suoi spazi interni dall’atmosfera vagamente inglese, ma anche nei tavoli all’aperto, affacciati su una bella piazza con i giardini pubblici del centro storico. La cucina di Massimiliano Mascia si presta volentieri a questo quadro, proponendo una carrellata di specialità che vanno dal locale al nazionale, eseguite senza stravolgimenti, ma in piatti rassicuranti, che puntano innanzitutto a piacere, senza seguire mode e tendenze, sposati ad una cantina di straordinaria ampiezza e qualità: vi è una carta dedicata esclusivamente alle numerose rarità (prodotte dal 1985 in giù)!”.

Ahimè via San Gervasio 6/e, Bologna (stella verde)

Ristorante plastic free nel cuore di Bologna, porta in tavola le verdure dell’orto biodinamico e le carni provenienti in gran parte dagli allevamenti di famiglia – lo chef è Lorenzo Vecchia – dove gli animali vivono allo stato semibrado. Cucina che parte dai prodotti del territorio per proporre ricette fantasiose, attente alla sostenibilità e alla stagionalità dei prodotti. Vini bio e un servizio conviviale, ma al tempo stesso professionale. “L’idea è che il menù non sia diviso in portate, in modo che tutti i piatti seguendo il flow della cucina possano essere protagonisti, mantenendo come elemento principale quello vegetale”, dicono.

Cosa dice la guida: “Il menu cambia anche giornalmente, se necessario, per garantire la freschezza dei prodotti farm-to-table. Siamo infatti a ridosso del Mercato delle Erbe, che consigliamo di visitare prima o dopo la vostra sosta presso Ahimè. La cucina è semplice, con ottime proposte vegetariane, e raggiunge il suo apice in alcune preparazioni, come il finocchio con salsa al cocco e pepe verde. Non perdetevi il pane casereccio, prodotto giornalmente con grande precisione tecnica”.

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