Rocky Horror show, storia di un cult: quando andare a vederlo
Immaginate crescere dietro le quinte del Rocky horror show, il musical teatrale. Tra lo scienziato pazzo di Transexual, Transylvania e i due fidanzatini perbenisti che scoprono la libertà sessuale. E tuo padre è Riff Raff, il gobbo e vampiresco maggiordomo, ovvero Richard O’Brien (autore dello spettacolo e del film).
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Il documentario che a novembre arriverà al Modernissimo si intitola The Story of Rocky Horror. Anticipato dal restauro di Rocky Horror Picture Show, che uscì cinquant’anni fa e da lunedì 27 ottobre viene distribuito dalla Cineteca di Bologna in oltre duecento sale italiane.
Presentato al Cinema Ritrovato e alla Festa del cinema di Roma, The Story of Rocky Horror è molto più della storia di un cult. È anche il racconto della relazione padre-figlio, di Linus O’Brien (regista del documentario) e suo padre Richard. Che pur essendo l’autore di un musical irriverente, aperto ai piaceri sessuali d’ogni gusto e gender, ci mette trent’anni per fare i conti con la propria identità (“30 per cento donna e 70 uomo”, dice nel doc) e per sentirsi accettato dalla famiglia.
“Sono cresciuto con i protagonisti del Rocky Horror – racconta Linus –. La prima volta che ho visto lo spettacolo al Kings Road Theatre avevo quattro anni, stavo in galleria con i tecnici delle luci. Il teatro era spettrale, gli attori indossavano maschere serie e accompagnavano gli spettatori a sedersi”. Ma la pièce è un successo e, quando approda al Roxy Theatre di Los Angeles, in platea ci sono anche John Lennon, Jack Nicholson e Mick Jagger. Quest’ultimo vuole comprare i diritti per farne un film, ma il regista Jim Sharman non accetta e non vuole nel cast né Jagger né David Bowie. Punta su Barry Bostwick per la parte del giovane promesso sposo e Susan Sarandon per la fidanzatina, che lei definisce “la satira di tutte le ingenue che avevo interpretato fino a quel momento. Una donna che scopre la libertà e sceglie di abbracciarla”.
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Il budget era da B-movie, poco meno di due milioni di dollari, ma gli effetti speciali sono stati volutamente ‘sporcati’ dal regista. Così come le coreografie, lontane dalla perfezione di Broadway e più vicine a quelle di una vera festa. Dopo l’esordio sul grande schermo che non riscuote molto successo, il Rocky horror picture show arriva al Waverly Theatre di New York. Tim Curry, che veste i panni dello scienziato pazzo, diventa l’icona incontrastabile del fenomeno cinematografico dei film della mezzanotte. Durante le proiezioni, ogni venerdì e sabato, gli spettatori si vestono e parlano come lui, poi come gli altri personaggi, dando vita a un vero e proprio ‘shadowcast’, ovvero un ‘cast ombra’.
“Il film risulta oggi ancora più attuale di quanto non lo fosse al momento dell’uscita – racconta Linus –. Negli anni Settanta, in un’Inghilterra in cui l’omosessualità era appena diventata legale, si respirava un clima più liberale. Oggi, invece, siamo tornati indietro, verso una società più conservatrice. Mi fa piacere sapere che tante persone oggi si sentano rappresentate dal film e trovino in esso una comunità in cui potersi sentire liberi se la società li fa sentire emarginati o vulnerabili”.
Le prime proiezioni al Modernissimo
E dunque da lunedì 27 ecco le prime proiezioni al cinema Modernissimo. Si parte alle 20 con The Rocky Horror Picture Show, nella versione originale in inglese sottotitolata. Martedì 28 ottobre, invece, il film viene proposto alle 10.30 in versione matinée e, mercoledì 29 ottobre, alle 22.30. Giovedì 30, il cult torna alle 16 e alle 22.30 (le altre proiezioni sul sito del cinema).
Il musical nella versione originale di Richard O’Brien sarà anche in scena al Teatro Duse da venerdì 7 a domenica 9 novembre per l’avvio nazionale del tour, diretto da Christopher Luscombe.